Terza parte: Lunedi 13 Maggio

Dopo qualche ora di sonno (forse), alle 8.30 di lunedì mattino come tanti bravi soldatini un po’ “storti” dalle ore piccole della giornata precedente, siamo davanti al desk dell’accompagnatrice per la terza ed ultima gara. “Portatevi un cambio” ci aveva detto Claudia la sera prima, ma mica potevamo immaginare che la prova fosse una “gara di rafting sull’Adige”!

Metà dei partecipanti pensano per dare “forfait”: chi non sa nuotare, chi ha paura dell’acqua, chi è negato per l’attività fisica. Ma alla fine nessuno abbandona la squadra. La defezione di qualcuno avrebbe portato svantaggio alla propria squadra e consegnato la vittoria ai Pinguini che, per sfortuna delle altre due squadre, erano tutti uomini ed anche sportivi. Avrebbero sicuramente vinto loro, ma Croissant e Giantburger erano decisi a vender cara la pelle.

Dopo essere stati formati sulle normative di sicurezza e messo il giubbotto salvagente, ogni squadra prende il proprio gommone lo mette in acqua e ci sale a bordo. Nei primi chilometri lungo l’Adige le guide ci danno tutte le informazioni su come pagaiare e tenere il gommone “su strada” per prepararci alla sfida degli ultimi 500 metri del percorso.

Arrivati al penultimo ponte ed allineati i tre gommoni…via! Si parte!

Cominciamo a pagaiare con una forza inaspettata, i capigruppo scandiscono il tempo e spronano le squadre alla vittoria. Prendiamo delle rapide, imbarchiamo acqua e ci laviamo da cima a fondo, ma nessuno molla. A metà percorso le braccia non le sentiamo più, e le gambe, già dolenti dalla biciclettata del giorno prima, non collaborano come dovrebbero, ma nessuno molla!

I timorosi dell’acqua, sono così concitati e dolenti che non ricordano più d’aver paura e ci danno dentro senza curarsi di tutto ciò che gli accade intorno. Il pensiero di tutti è uno solo: arrivare per primi all’ultimo ponte, quello del traguardo, costi quel che costi!

E tutti ci arriviamo, ma i vincitori sono i Giantburger, che tagliano il traguardo prima degli altri.

Bagnati come dei pulcini, ma felici come non mai, portiamo i gommoni a riva e ci cambiamo in uno spogliatoio improvvisato in mezzo ad un prato. Raggiungiamo in pullman l’hotel e dopo una doccia veloce carichiamo le valige sul pullman e raggiungiamo la sala ristorante ricavata nella cantina ristrutturata della villa per l’ultimo pranzo prima della partenza. La cantina, tutta in sasso a volta tonda, è stupenda, e la nostra tavolata cosi allegra ed effervescente è uno spettacolo. Assaggiamo cibi e vini veramente ottimi e dopo aver proclamato la squadra vincitrice della convention, i Giantburger, ed esserci ripromessi di lavorare al meglio delle nostre possibilità per poterci permettere ancora un altro grande evento come questo, ci avviamo sul pullman per il ritorno a casa.

La strada del ritorno non la ricorda nessuno: siamo crollati tutti in un sonno profondo, esausti da tre giornate e nottate cosi intense. Ci voleva un giorno di ferie per riprendersi da tante fatiche!

Il pullman si ferma. Apriamo un occhio, siamo arrivati a destinazione nel piazzale della Surgel Company.

I tre giorni sono finiti ma nessuno di noi ha voglia di andare a casa. Continuiamo a ridere e a raccontarci aneddoti di questi tre giorni e a prenderci in giro.

Condividere giornate così intense con i colleghi e scoprire di stare cosi bene insieme ci ha fatto capire che siamo speciali, e come ci ha detto Tania in convention, che “la vera forza della nostra azienda siamo proprio noi”.

The Surgel Company family